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I giocatori

Al casinò la biodiversità della fauna umana raggiunge vette ineguagliabili. Altro che replicanti, al casinò si vedono cose che noi umani...

Il posseduto

Spinto da strani impulsi demoniaci, non appena parte la pallina, si scaraventa sul tavolo vomitando gettoni

Il posseduto rimane fermo ad osservare il tavolo, quasi annoiato, se il colpo precedente ha vinto piazza qualche pezzo giusto perchè ha dovuto sporgersi per raccoglierli, altrimenti rimane lì quasi catatonico a volte intralciando altri giocatori.

Finchè non arriva il segnale dall'oblio, dall'oltretomba: il rumore della pallina che inizia a girare.  Come fosse un lupo mannaro la notte di luna piena, si getta sul tappeto e comincia a muoversi rapidamente mettendo e spostando fiche da una casella all'altra guidato non da una scelta logica ma da flash impulsivi.

E' uno spettacolo vederlo puntare, roba da guinnes, non si ferma nemmeno quando il croupier urla "rien va plus" la prima volta. Spesso il povero impiegato deve segnalargli di smettere bloccandolgi le mani. a quel punto rientra in trance, come se gli avessero staccato la spina, come se il demonio fosse uscito dal suo corpo.

Anche il posseduto come altri non ha la benchè minima consapevolezza delle fiche che ha puntato, diventando un'altra preda degli avvoltoi di turno che cercheranno di impossessarsi della sua puntata. Ci sono poi alcuni rovinati che giocano in questo modo sempre gli stessi numeri e si riducono all'ultimo a fare una puntata uguale alla precedente facendo fortemente incazzare i croupier.

Il tafazzi

La roulette è la sua fonte continua di autolesionismo

Non lo si nota mai quando gioca, al tavolo si confonde con la massa degli altri giocatori, lui appare magicamente non appena la pallina cade nella casellina ed il croupier annuncia il numero vincente.

Lo si vede scappare via dal tavolo e impegnarsi a gesti di auto-punizione quali mordersi le mani, prendersi a botte in testa, darsi dei pugni sull cosce o degli schiaffi violenti sul viso.

Tutti questo gesti accompagnati da imprecazioni e d'insulti diretti a se stesso del tipo "Sono un deficiente, un cogl... un pirla.." o altre variabili regionali e dialettali.

Il mottivo di tanta rabbia viene poi spiegato nel dettaglio al malcapitato di turno che può essere un amico, un parente un conoscente o semplicemente un povero malcapitato che ha avuto al disgrazia di guardarlo stupito mentre gi si trovava di fronte.

Il Tafazzi ha fatto sempre la puntata sbagliata. Anche quando vince si lamenta perché avrebbe dovuto caricare di più sulla combinazione. Il suo autolesionismo è la colonna sonora di alcuni tavoli di casinò e ci farebbe quasi pena se ad un certo punto si ritirasse in un angolo a meditare sulle sconfitte. Invece riprende subito il controllo (si fa per dire) e lo si rivede avventarsi su uno dei tavoli e sparire tra la folla, come un oggetto ingoiato tra i flutti della marea.

Nessun problema basta aspettare l'annuncio del croupier o li vede saltare fuori dalle onde come un'orca e riprendere il suo rito autolesionistico.

Il profeta

Riesce a prevedere tutte le combinazioni che escono, ma non le gioca mai

Lo sapevo che sarebbe uscito ancora Rosso

Me lo sentivo che avrebbe ripetuto il numero

Non dovevo giocare era ovvio che si sarebbe interrotta la serie

Queste sono solo un piccolissimo campione delle numerose frasi ed esclamazioni che si sentono uscire dalla bocca del profeta non appena esce il numero.

Proviamo quasi tenerezza nel vedere tutta quella conoscenza andare sprecata e tutto (a suo dire) solo perchè all'ultimo momento ha deciso di puntare una combinazione diversa o ha finito i soldi o non ha fatto a tempo a puntare la combinazione che stava cercando. Se il profeta è al casinò accompagnato da un'esponente del gentil sesso,  quando finisce tutti i suoi soldi, si esibisce nel tristissimo siparietto di mettersi a dare consigli alla compagna, ovviamente sempre dopo che il numero è già uscito. Sono quei "te l'ho detto", "Dovevi", "Non hai capito" più che i soldi persi il vero motivo della fine di molte unioni.

Il profeta auto proclamatosi esperto, spesso si trova anche in quella condizione di dover/voler dare un consiglio ad altri prima che il numero sia già uscito . Ed è uno spettacolo vedere la sicurezza con cui prevede una combinazione come se fosse stata dettata dall'alto per scriverla su tavole di pietra, Sicurezza che fa il pari con la faccia tosta con cui trova decine di spiegazione tecniche per cui la previsione era giusta anche se il risultato era sbagliato.

Il pipistrello

A caccia di fiches vola da un tavolo all'altro seminando il panico

Tutti quelli che si sono avvicinati ad un tavolo della roulette hanno prima o poi incontrato, o meglio, scontrato un giocatore pipistrello.

Lo si vede arrivare al tavolo affannato a farsi largo per allungare la sua fiche, lo si sente urlare gli annunci da un capo all'altro della sala, croupier e giocatori lo cercano con gli occhi per segnalargli che il suo colpo è vincente.

Il pipistrello viene tollerato, soprattutto se punta pesante, ma viene redarguito se con il suo incedere travolge altri giocatori o sferra inavvertitamente gomitate e cazzotti sul cranio dei malcapitati giocatori seduti.

Indipendentemente dallo schema di gioco trova la sua gratificazione mettendo più fiche contemporaneamente su più tavoli. Se dovesse giocare da seduto si annoierebbe a morte, anzi potrebbe essere la punizione ideale, perché per lui il succo del divertimento è proprio quello di riuscire a puntare su più tavoli.

Così facendo si espone alle malefatte dei furbacchioni in agguato che puntano un pezzo spostando le fiche del pipistrello che in quel momento è già volato verso un altro tavolo, oppure chiamano la vincita, consapevoli del fatto che preferisce rinunciare piuttosto che perdere del tempo fermo a discutere con capitavoli e ispettori.

Il piastrellista

Copre il tappeto con fiche grandi come piastrelle, suscitando l'ammirazione dei presenti

Al tavolo da gioco le fiche di grosso valore delle "placche" hanno la forma di vere e proprie piastrelle. Certo con una di queste da 5.000 e 10.000 se le si cambia alla cassa ci si rifà tutto il bagno, sanitari compresi.

Ai tavoli della roulette francese però non mancano i giocatori che maneggiano pigne di piastrelle e ne piazzano più di una sul tappeto senza battere ciglio, suscitando l'ammirazione degli altri avventori che rapidamente e mentalmente calcolano quanti mesi o anni devono lavorare per raggiungere il totale delle piastrelle piazzate.

Viene poi osservato il giocatore e partono gli sterotipi, se è giovane è un figlio di papà, se è di mezz'età è un arricchito se ha il viso burbero è un mafioso o un criminale. Per poter essere "socialmente" accettato deve essere anziano, e in quel caso lo si bolla come "vecchio rincoglionito".

Alla base di tutto c'è l'invidia, perchè per lui la piastrella ha lo stesso valore del piccolo gettoncino che ha in tasca il giocatore normale e se può permettersi di giocarli è perchè a casa ne avrà molti di più.

E' innegabile che al piastrellista piace anche farsi vedere, basta osservarlo al cambio quando lancia la piastrella verso i croupier da una parte all'altra del tavolo invece che passarla al croupier più vicino. Il piastrellista non è quasi mai un giocatore vincente, quelli vincenti non amano dare nell'occhio puntano lo stesso importo ma con un numero maggiore di fiche più piccole.

Il bradipo

Gioca pochi colpi all'ora suscitando la rabbia e il fastidio dei croupier e dei gestori

Il bradipo è un sistemista con uno schema di gioco che prevede lunghi colpi di attesa. Nulla di particolare se non fosse che questo giocatore, sopratutto se anziano o con qualche problema fisico, si siede al tavolo e da li non si muove segnandosi le uscite in attesa del momento propizio.

Di regola al tavolo francese non c'è l'obbligo di puntare se si è seduti, anche se gli ispettori e i croupier vorrebbero che tutti puntassero tanto ad ogni colpo, nessuno deve sentirsi obbligato; lui questa regola la prende alla lettera.

Se poi il giocatore è avanti con l'età, ha cambiato qualche migliaio di euro ed ha piazzato le fiche belle in vista davanti a se, nessuno se la sente di allontanarlo.

Praticamente è uno spettatore in prima fila che si guarda intorno, si muove lentamente segnando sul suo quaderno le varie uscite, in attesa della puntata che non verrà mai. Se gli piazzassero un catetere per le urine ed una flebo per nutrirlo riuscirebbe in un giorno anche a fare tre o quattro puntate senza mai alzarsi dal tavolo.

Il teleguidato

Si affida agli esperti e gioca sotto dettatura

Al casinò si reca principalmente per accompagnare qualcun altro, che sia il marito giocatore o una compagnia di amici o due tizi che giocano in società, il giocatore teleguidato è quello che piazza le fiche sul tavolo. Lui è il braccio che agisce su indicazione della mente.

Il teleguidato più comune da trovare è la moglie o la compagna del giocatore. Dato che stare al casinò senza giocare è come andare all'oktoberfest senza bere la birra, per renderla partecipe il compagno le indica i numeri da piazzare.

Praticamente il giocatore funziona come un cane da riporto, prende le fiche le porta al tavolo, le mette dove è stato detto e ritorna possibilmente con più fiche di quanto è partito, in quel caso arriva il complimento altrimenti il cazziatone.

Un altro tipo di teleguidato gioca alla roulette come fosse un brocker in piazza affari, si piazza al tavolo ed accetta ed esegue ordini di gioco da amici e parenti nelle vicinanze. Ordini verbali o semplicemente dei gesti concordati per indicare le combinazioni e non far insospettire i croupier.

Il teleguidato è un essere umano e non uno strumento elettronico di precisone e può capitare che sbagli, la situazione più originale e comicamente gustosa da vedere è quando il teleguidato sbaglia e l'errore lo fa vincere. Torna dal giocatore con le fiche vinte e si becca il cazziatone perchè non ha eseguito l'odine; l'espressione del teleguidato vale il prezzo della serata...

L'esorcista

Autore di riti propiziatori particolari, il più delle volte inutili

La roulette è fautrice del destino di migliaia di essere umani ed ognuno ha un suo modo personale per confrontarsi con la dea bendata.

L'esorcista creda fermamente nella scaramanzia e nella propria capacità di poter influenzare il proprio e l'altrui destino. Perché il croupier è il demonio che impedisce ad alcuni giocatori la felicità.

Con il tempo e l'esperienza l'esorcista ha messo da parte una serie impressionante di comportamenti e riti da officiare ogni qual volta la situazione lo richieda.

Questo tipo di giocatore alla roulette è sottoposto ad un sovraccarico di lavoro perché il destino si compie e rimette le vite in gioco ogni due minuti, ma lui è pronto e non si fa trovare impreparato.

Lo si vede muoversi in maniera strana, urlare frasi in latino o altre lingue morte, fare dei segni divinatori nei confronti dei croupier, riuscendo addirittura a spaventarne alcuni con il suo sguardo diabolico e spiritato.

Ma il meglio di se lo da quando riesce ad avvicinarsi alla ruota della roulette. In quei casi come un sacerdote di un tempio pagano propizia riti incomprensibili mentre la pallina gira indifferente sul bordo della roulette.

La sua dotazione personale di oggetti divinatori spazia dalle religioni (croci di ogni tipo) alla scaramanzia ad altri oggetti mitologici ed astrali; per ognuno di essi un gesto e una frase da utilizzare.

Non sappiamo se le puntate di questi giocatori siano vincenti ma sappiamo per certo che hanno un influenza pazzesca su altri giocatori presenti nella sala. Non sono stati rari i casi di giocatori che hanno versato qualche fiche nelle tasche dell'esorcista in cambio di qualche rito personalizzato per favorire le proprie puntate. In questi casi l'esorcista può tranquillamente vantarsi di essere uno dei pochi ad aver vinto alla roulette, o meglio, "mentre era alla roulette".

Lo scriba

Passa la maggior parte del tempo a scrivere sui foglietti di carta

Ci sono pochi fenomeni dotati di una memoria stratosferica, tutti gli altri hanno bisogno di un aiutino per memorizzare numeri dati e sequenze.

Lo scriba lo fa in maniera maniacale, che sia seduto a un tavolo della roulette, su un divanetto o al bar passa tutto il tempo a scrivere in continuazione. Ma è quello che scrive che lo differenzia dai semplici giocatori che prendono appunti.

I suoi foglietti sono pieni di geroglifici di una complessità che nemmeno una nuova stele di Rosetta riuscirebbe a decrittarli. Lo scriba è geloso dei sui calcoli, il suo sistema deve essere segreto, al riparo dagli occhi indiscreti degli altri giocatori, ma soprattutto dagli ispettori di sala. Perchè quello è il sistema che sbancherà il casinò ed è quindi meglio che non lo sappiano. Tutte le telecamere nascoste e i trucchi del mestiere per spiare i foglietti non riusciranno a decifrare i segni dello Scriba.

Spesso però la ricerca della segretezza porta questi personaggi a non capirci più nulla nei loro stessi appunti e così li si vede arrancare al tavolo, o peggio rimanere seduti senza mai puntare in attesa che ritorni in mente il significato di quei segni sul foglio.

Il condannato

Si aggira per i tavoli in attesa di piazzare l'ultima fiche

Non c'è nulla di peggio da un punto di vista delle emozioni che sapere che la propria fine è vicina. Certo la roulette non è questione di vita o di morte ma dato che si vivono le emozioni del momento sempre in maniera intensa, ritrovarsi con l'ultima fiche in mano è devastante.

Davanti alla fine quasi certa c'è chi decide di affrontare gli ultimi attimi alla grande e chi si fa travolgere dal peso della disfatta e rimane intrappolato nella frustrazione.

Il condannato si aggira con la sua ultima fiche in mano come uno zombie tra i tavoli, ha perso ogni speranza; la puntata che dovrà fare non è vista come un'opportunità per riemergere ma come l'ultimo passo o il prolungamento dell'agonia.

Lo si vede aggirarsi tra i tavoli, allungare la mano su una chance poi su un numero, o su una sestina, cambiare idea ogni secondo finché il croupier annuncia "rien va plus". A quel punto il condannato, non avendo ancora deciso di quale morte morire, ritira la mano senza puntare rimandando tutto al prossimo lancio sullo stesso o su un altro tavolo, dove la scena immancabilmente si ripeterà.

Il condannato ha una peculiarità rispetto ad altri tipi di giocatori, è l'unico che viene tenuto sotto stretta osservazione dalle faine del gioco della roulette. Uno dei metodi classici di gioco è giocare contro gli sfigati che mettono l'ultima fiche, convinti della quasi matematica certezza che la fortuna non arriverà a salvarli all'ultimo colpo.

Così come avvoltoi seguono i condannati che con occhi bassi spalle curve respiro profondo accompagnato da sospiri lunghi si aggirano come spettri tra i corridoi del tavolo scontrandosi con altri giocatori in attesa dell'inevitabile fine.

Il pendolare

Ogni giorno si reca al suo posto di lavoro: la roulette

Si consocono tutti tra di loro come fossero colleghi. Sia che abitino in zona o che vengono in treno o in pullman, tutti i giorni alla stessa ora varcano la scoglia del casinò prendono posto alla soilta roulette ed iniziano il loro lavoro per portare a casa i pezzi quotidiani.

Il pendolare solitamente è un pensionato o una pensionata che utilizza il casinò come fosse il bar sottocasa o la parrocchia. Passa metà del tempo a giocare (commentando tutti i colpi) e l'altra metà a discutere di amenità come il tempo e gli acciacchi di stagione.

Non ci sono solo pensionati, ma anche giocatori che lo fanno di mestiere, arrivano all'oraio di apertura pomeridiano e se ne vanno a casa per cena.

Quelli che si piazzano alle roulette automatiche poi usano il casinò come fosse il loro ufficio, si siedono davanti allo schermo, dispongono i loro fogli, puntano, parlano al telefono, ecetera. Ognuno alla sua scrivania.

Vi è mai capitato di vedere uno che si lamenta in continuazione e che vi guarda torvo come se gli avreste fatto un torto irreparabile? molto probabilmente ha perso la coincidenza ed è arrivato tardi e gli avete fregato "il posto", c0sì vi sta dando la colpa se in quel momento sta pedendo.

Lo sborone

Fa di tutto per farsi notare quando vince, salvo poi sparire all'improvviso

Presenti ovunque questi personaggi fanno dell'ostentazione del proprio ego la ragione di vivere. Un ambiente come il casinò dove i poveracci si mischiano ai riccastri c'è il terreno perfetto per far crescere e fiorire questa specie.

Un tempo quando le roulette erano frequentate dall'aristocrazia europea e dalle case regali questi personaggi erano definiti i "parvenu" e venivano guardati con un misto di scherno e ammirazione.

Oggi succede lo stesso. Anche perché risulta difficile non notare la loro presenza, dato che li sente urlare da un capo all'altro della sala.

Il loro classico comportamento inizia appena arrivano al tavolo. Non vanno alla cassa a cambiare i gettoni, troppo da sfigati, loro lanciano un mazzo di banconote del massimo taglio disponibile per quella valuta sul tavolo, senza dire nulla; aspettano che sia il croupier a suggerire quanti e quali fiche consegnare. Così indipendentemente dalla risposta del croupier lo sborone può correggerlo chiedendo un cambio differente e poi alza gli occhi al cielo e verso gli altri avventori con lo sguardo come per dire "guarda te con che deficiente di croupier mi tocca avere a che fare oggi"

Il primo colpo è di solito un colpo di assestamento, non rosso o nero o le chance doppie troppo da sfigati, ma qualche cavallo o dei pieni, che richiedono al croupier il cambio ulteriore della placca di grosso valore in pezzi di piccolo taglio.

Se vince rimane lì a pavoneggiarsi rimettendo in gioco tutta la vincita, altrimenti fa un commento del tipo che è un tavolo di merda e se ne va. A quel punto comincia a dare il meglio di se. Rimane nell'ombra fino al lancio della pallina poi getta le placche sul tavolo ed urla una sequenza di puntate usando un bel gergo tecnico per impressionare i vicini. Qualunque sia l'esito della puntata parte con la sua cacofonia fastidiosa, perché vuole essere notato sia come il bravo giocatore che fa le puntate vincenti sia come il grande giocatore che punta pezzi grossi come se fosse caramelle.

In effetti il suo scopo lo ottiene, viene notato, ma quasi mai quello che passa nella mente degli altri è ammirazione. Sono altri i sentimenti quali il fastidio e il compatimento, se poi si tratta di un tizio di mezz'età pieno di catenazzi d'oro il pensiero viaggia subito alla dubita lecita provenienza del denaro puntato.

La caratteristica degli sboroni è che vanno ad intermittenza, urlando alle vittorie e allontanandosi dopo le sconfitte, cercano di far credere di essere in vincita, la tecnica funziona con gli avventori occasionali, ma chi frequenta i casinò sa che non è così.

La conferma la si vede da come sono tollerati dagli ispettori del tavolo e di sala, perché anche se maleducati e fastidiosi nei confronti degli altri, questi giocatori contribuiscono al loro stipendio ed a rinnovare l'arredamento del casinò...

Il piantone

Si piazza davanti al tavolo e non si schioda da quella posizione

Chi gioca on-line e non ha mai provato l'esperienza del tavolo vero, non ha sperimentato il doppio carpiato con tuffo e lancio della fiche.

Già perchè la regola base del casinò è che un tavolo deve produrre e più un tavolo è pieno e più le casse aumentano. Ecco perchè pur essendoci tavoli vuoti ne aprono solo uno o due, meno personale, e più incassi.

L'inconveniente però per il giocatore è il sovraffollamento, habitat naturale del giocatore piantone. Questo personaggio, mai di dimensioni minute, indipendentmente dalle fiche che deve piazzare si mette davanti al tavolo come se fosse di guardia e non si muove nemmeno a spingerlo.
E' come se avesse i piedi bullonati al terreno, rimane indifferente alle spinte, ai colpi e ai commenti di chi prova a superarlo per raggiungere il tavolo.

Se nella foga della puntata lo travolgete, rischiate anche di passare per rudi e maleducati, e megari beccarvi pure un colpo di reazione.
Ovviamente i croupier se ne fregano, dato che non ci sono regole per chi sta in piedi dietro ai giocatori, anzi se è uno che punta forte e lascia delle belle mance, può capitare che richiamino voi dicendovi di non importunarlo.
Così il piantone si piazza lì come un tallonatore di mischia e impedisce agli altri giocatori di arrivare in meta.

Il problema è che se anche vi sbarazzate di un pinatone - con le varie tecniche sperimentate nelle guerrgilie urbane su treni, tram e metropolitane o nelle infinite code che si fanno in questo paese - subito uno nuovo prenderà il suo posto come un soldatino implotonato alla parata militare.

L'unica maniera efficace è assoldare una donzella con i tacchi a spillo, una botticella sul metatarso, un sorriso di scusa gentile ed il piantone per qualche giro di boule è fuori servizio.

Ad essere onesti però tutti siamo un po' dei piantoni, un po' perchè vogliamo tenere sott'occhio sempre la puntata, un po' perchè attendiamo il lancio della pallina per puntare. Ed è proprio nel momento tra il lancio e il rien-va che i pianoni danno il meglio quando tutti si avvicinano per puntare   contemporaneamente, generando un incastro globale di braccia e corpi.

A giudicare dai commenti che si sentono ai tavoli i piantoni da soli sono responsabili di una grossa fetta dei guadagni del casinò. Questo perché a quasi tutti i giocatori che rimangono bloccati e non riescono piazzare le fiches, esce il numero che li avrebbe fatti vincere.