Il condannato
Non c'è nulla di peggio da un punto di vista delle emozioni che sapere che la propria fine è vicina. Certo la roulette non è questione di vita o di morte ma dato che si vivono le emozioni del momento sempre in maniera intensa, ritrovarsi con l'ultima fiche in mano è devastante.
Davanti alla fine quasi certa c'è chi decide di affrontare gli ultimi attimi alla grande e chi si fa travolgere dal peso della disfatta e rimane intrappolato nella frustrazione.
Il condannato si aggira con la sua ultima fiche in mano come uno zombie tra i tavoli, ha perso ogni speranza; la puntata che dovrà fare non è vista come un'opportunità per riemergere ma come l'ultimo passo o il prolungamento dell'agonia.
Lo si vede aggirarsi tra i tavoli, allungare la mano su una chance poi su un numero, o su una sestina, cambiare idea ogni secondo finché il croupier annuncia "rien va plus". A quel punto il condannato, non avendo ancora deciso di quale morte morire, ritira la mano senza puntare rimandando tutto al prossimo lancio sullo stesso o su un altro tavolo, dove la scena immancabilmente si ripeterà.
Il condannato ha una peculiarità rispetto ad altri tipi di giocatori, è l'unico che viene tenuto sotto stretta osservazione dalle faine del gioco della roulette. Uno dei metodi classici di gioco è giocare contro gli sfigati che mettono l'ultima fiche, convinti della quasi matematica certezza che la fortuna non arriverà a salvarli all'ultimo colpo.
Così come avvoltoi seguono i condannati che con occhi bassi spalle curve respiro profondo accompagnato da sospiri lunghi si aggirano come spettri tra i corridoi del tavolo scontrandosi con altri giocatori in attesa dell'inevitabile fine.