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Home Conoscere La storia Hall of fame Principe Canino (1852)

Principe Canino (1852)

Uno dei pochi ad aver letteralmente svuotato le casse del casinò.

Charles Lucien Bonaparte figlio del fratello di Napoleone I ereditò il titolo di Principe di Canino e Musignano, ma le sue idee nei confronti del clero non contribuirono alle sue fortune, finchè non ritornò al potere Louis Napoleon Bonaparte che lo rimise in sesto anche da un punto finanziario.

Nel 1852 si recò ad Homburg e la sua presenza non passò inosservata, sia per la parentela illustre che la sua enorme disponibilità finanziaria che gli permetteva di giocare ai tavoli sempre per i massimi. All'epoca non esistevano le fiche e quelle che si muovevano erano pile di monete d'oro.

Homburg all'epoca aveva una riserva totale di 650 mila franchi, in quattro giorni dal 26 al 29 settembre, vincendo piùdi 150 mila franchi al giorno, il principe di Canino esaurì le scorte del casinò.
Ritornò ai tavoli dopo un paio di giorni e cominciò a perdere pesantemente, ma le sue abbondanti riserve e le vincite del giorno prima gli consentirono di resistere finchè la fortuna tornò a girare nel suo verso e chiuse la serata riportando il totale a 560.000 franchi francesi all'attivo tra roulette e 30/40.
Il principe cominciò a far paura al casinò che nel frattempo solo grazie alla disponibilità personale del direttore Francois Blanc avera rimpinguato le riserve monetarie. Si preannunciava una richiesta di finanziamento alle banche.

Per questo ci fu una animato consiglio di amministrazione per decidere se rimettere lo zero e se dimezzare i massimi, ma 'fortunatamente' non ce ne fu bisogno, il Principe Canino se ne andò con la sua fortuna. Pochi mesi dopo Louis Bonaparte fu incoronato imperatore con il nome di Napoleone III ed il principe Canino ad Homburg non lo rividero più.

Al casinò di Homburg Francois Blanc incassò bene la sconfitta, avrebbe preferito che tornasse per riperdere tutto o in parte, ma la notizia che il cugino dell'imperatore aveva sbancato il casinò fu una grossa pubblicità che portò ai tavoli molti rampolli dell'aristocrazie e di prestigiose famiglie che contribuirono a rimpinguare le casse in breve tempo e dimenticare così l'episodio.