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Alla carica ! ... anzi no !

di J.T.K

aspettare il momento giusto per attaccare è la cosa più difficile in assoluto, perché spesso non si ha la possibilità o la voglia di attendere le condizioni più opportune per piazzare la fiche

Alla carica ! ... anzi no !

I concetti di base del Silvazero rispondono a degli standard che secondo me –e molti altri autori e giocatori- sono basilari per garantire la solidità di un qualsivoglia sistema.

Chiaramente, “solidità” non vuol dire “garanzia di vittoria”.

Sto parlando ad esempio del fatto di trovare un momento per attaccare ed uno per NON giocare, che è la cosa più difficile in assoluto, soprattutto per chi –e sono la maggior parte delle persone- non va al casinò che poche volte all’anno, ed è quasi “costretto” a  massimizzare il tempo di gioco puntando spessissimo, proprio perché non ha possibilità –o la voglia- di attendere il momento opportuno per piazzare una fiche.

E’ un istinto, quasi sembra che se non si gioca si sia perso tempo ad andare fino al casinò. 
Questo come sappiamo espone alla tassa sul gioco ed all’inevitabile erosione del capitale. 
Ed in questo modo magari non si perde tempo, ma soldi si….

Ad avere pazienza, però, e l’ho ribadito più volte, il vantaggio del giocatore aumenta notevolmente, (diciamo meglio: lo SVANTAGGIO diminuisce) proprio perché il croupier DEVE far girare la ruota sempre, ma noi non dobbiamo assolutamente giocare tutti i colpi.

C’è una diatriba aperta, e difficilmente sanabile, tra chi sostiene che una condizione per l’attacco, a livello oggettivo, sia un vantaggio, (ed io sono tra quelli), mentre molti altri esperti, equazioni alla mano, sostengono che in realtà non si fa altro che differire il momento della disfatta e quindi nel continuo giocare una parte dei colpi o tutti non fa una grossa differenza.

C’è anche chi dice che, comunque sia, non giocare oppure mettere un pezzo a tappeto crea una differente permanenza perché l’attimo in più che il croupier impiega a pagare o a ritirare la nostra fiche cambia inevitabilmente la prossima boule, e quindi con la nostra inazione o azione modifichiamo la permanenza stessa.

Mi sta bene a livello teorico, però se noi guardiamo la legge del terzo, che è ampiamente dimostrata come valida, notiamo che alla lunga tutte le nostre azioni -o inazioni- produrranno una permanenza che deve avvicinarsi a quanto dettato dalla legge stessa.

Quindi, a mio avviso, la varianza che noi introduciamo al limite non produrrà come paventa qualcuno un “Butterfly effect”, ma semplicemente un effetto “sassolino nello stagno”, un paio di piccole onde per pochissimo tempo…e poi si torna alla quiete della spettanza di sortita, nella produzione della permanenza, che sia di un paio d’ore o della intera giornata.

Detto questo quindi, sappiamo che alla roulette si perde, ma…se io riesco a differire il momento della disfatta di 1232 anni, aspettando un determinato e categorico momento per attaccare, dubito seriamente di trovare quella possibilità di salto durante la mia vita ludica che si limita al massimo ad un 500.000 boules se gioco professionalmente, cosa che gran poche persone possono dire.

E se anche fosse che salto, beh: salterò della mia posta di gioco e poi potrò tranquillamente rifarmi negli anni a venire, sapendo che non salterò mai più. Anche perché, oramai lo sapete, io ho stopwin e soprattutto stoploss assolutamente categorici, quindi il salto è sempre, sempre proporzionato alle vincite effettive o presunte nel periodo.

Ribadisco e sottolineo: se per 21 giorni di seguito vinco 6 pezzi e ne perdo 100 il 22°, è un affarone.

In realtà, attaccare a determinate condizioni non è solo un vantaggio oggettivo in termini di risparmio della tassa, ma anche soggettivo, perché a livello psicologico vedere tanti colpi perdenti NON giocati è bello.

Meno bello, lo so, è vedere tanti colpi VINCENTI non giocati, ma se abbiamo la forma mentale che raccomando, e cioè avere pazienza e accontentarsi di pochi pezzi in cambio di non saltare praticamente MAI, (o saltare POCO), i colpi vincenti non giocati saranno…parte del gioco, avremo meno stress e meno esposizione, e soprattutto meno possibilità di salto. Questo alla lunga pagherà se non in termini di soldi, in termini di resa capitale impiegato\divertimento.

Una cosa è finire i nostri 300 euro in venti minuti giocando alla kamikaze tutti i colpi, una cosa è perderne magari 40 in 4 ore di lotta accanita tra attesa, colpi vinti e colpi persi. 
In questo caso abbiamo pagato il “brivido del gioco” 10 euro l’ora, piuttosto che 900 l’ora giocando scriteriatamente tutti i colpi come il kamikaze di prima. Un bel risparmio! Considerate che un film al cinema lo pagate più o meno la stessa cifra, e non dura 4 ore…E in più al cinema di certo non vincete nulla, al casinò magari si. 
E se anche fossero solo i soldi per comprare un biglietto del cinema, beh: avete fatto giornata…prima al casinò e poi al cinema….gratis!

Certo, chiunque sia andato a giocare, almeno una volta si è mangiato le mani perché ad un certo momento gli è venuto da puntare il 13, non lo ha fatto ed ovviamente il piccolo bastardo è uscito, ma quante altre volte (che “stranamente” non vi ricordate) avreste puntato il 22 che NON è uscito? 
Pensateci e decidete se i vostri soldi meritano una gestione attenta o di essere lanciati a tappeto ogni due minuti quasi a caso.

Chiarito questo, è evidente che trovare il momento più adatto per andare all’attacco dipende da un compromesso tra tempi di attesa, resa per puntata ed obiettivo di vincita.

Non ha senso secondo me aspettare 4 ore e puntare una volta, uno diventa vecchio e magari perde anche il colpo! Va bene avere un momento per attaccare, ma se non arriva mai….

Senza arrivare agli estremi del leggendario  Bemo Winkel, che aveva dei dipendenti che prendevano permanenze per ore ed ore al suo posto, possiamo ragionevolmente permetterci di passare un’ora o due senza puntare, in attesa di un’occasione, che poi a volte perderemo ma spesso vinceremo.

Se ad esempio, come nel recupero del mio “silvazero”, attendessimo tre partite perse di seguito prima di entrare in gioco, in realtà avremmo escluso dalla nostra partita una parte importante degli scoperti che si creano nelle montanti in perdita. O nei colpi a massa pari non andati a buon fine.
Se teniamo per buona la mia teoria che alla lunga il nostro comportamento non può influire sulle sortite della roulette, che devono sottostare alla legge del terzo, con i suoi scarti, allora abbiamo qualche possibilità di farla franca anche in un gioco iniquo come questo.

Tenete conto che attendendo tre partite perdenti e giocando una montante a sei termini, la roulette per farvi fuori deve far sortire per NOVE volte una figura contraria alla vostra giocata, e non è esattamente facile che accada. 
Certamente è molto più facile produrre SEI figure perdenti che nove, no? 

Questo concetto si può ovviamente applicare a qualsiasi combinazione o chance.

Prendiamo ad esempio una dozzina: in un ciclo chiuso da 37 colpi, deve uscire in media 12 volte.

Quindi, puntando una dozzina per 37 volte possiamo aspettarci di vincere 12 volte per un totale di 36 pezzi, finendo a -1. Che coincidenza, abbiamo perso il 2.7% del nostro capitale….

Giocare tutti i colpi in questo caso ci condanna. Peggio che mai se escono MENO di 12 colpi vincenti.

Scegliere una dozzina a caso e giocarla quindi ci fa andare dritti verso la rovina.

Sappiamo però che la roulette NON può andare oltre certi limiti, e cioè 5 radQn dei fenomeni osservati, ce lo afferma la legge dello scarto.
Avremo di conseguenza sempre una plusvalenza di una chance, quale che sia. 
E più osserviamo fenomeni, più questa legge acquista forza, facendo dello scarto una costante inevitabile.

Per linearità di spiegazione facciamo un esempio con una chance semplice. 
Mettiamo Rosso e Nero, figure da due:  Ce ne sono 4 possibili.

RR
RN
NR
NN

Due sono in equilibrio (1 Rosso e 1 Nero) e due, no. Siamo in perfetta parità.

Se mettiamo le figure da 4, che sono 16, il discorso si complica. 
L’equilibrio, e cioè due Rossi e due Neri, si raggiunge in sole sei figure. Le altre 10 presentano uno scarto.

Le figure da sei ancora peggio, tre Rossi e tre Neri si raggiungono 20 volte in 64 figure possibili….e così via per figure da 8 (70 su 256) e da 10 (252 su 1024)..e ancora e ancora.

Quindi, se per caso vedete in 9 colpi 5 rossi e 4 neri, comunque disposti, state pur certi che  4 volte su 5 il prossimo colpo sarà ancora Rosso. 
Certo che capiterà anche il nero, magari più volte, ma se voi fate una montante in perdita a –che so- 5 termini, ed entrate in gioco ogni volta che trovate quattro neri e cinque rossi, potrete contare su 4 colpi probabilmente vincenti e solo 1 perdente. 
E se fate una martingala ad esempio, vi basta che UN solo colpo sia vincente per avere un vantaggio…Mi pare quindi che attendere la condizione sia proficuo, no?

 

Torniamo alle nostre dozzine e complichiamo un pochino la cosa:

La legge dello scarto, come abbiamo visto, ci dice che non accadrà praticamente mai che in 37 colpi avremo 3 dozzine a 12 sortite ed uno zero.

La legge del terzo ci regala un’altra informazione, e cioè quante volte le dozzine usciranno. Vediamo:
In 37 colpi, secondo la legge del terzo, possiamo affermare senza dubbi che:

- Una dozzina uscirà per più di 12 volte, 
- Una starà più o meno vicino a 12 sortite;
- Una inevitabilmente uscirà meno di 12 volte.

Quindi, noi sappiamo due cose che la roulette non può fare, e cioè appiattire la legge del terzo sulla spettanza di sortita teorica, questo grazie alla legge dello scarto.

Quindi, per dirla in soldoni, la roulette DEVE produrre scarti e li deve produrre entro certi limiti.

Queste osservazioni teoriche servono a poco? 
Io non credo. Ci raccontano –esattamente- come si comporta la roulette, e ci dicono anche dove non può arrivare, se non una volta in mille anni.

Sapendo questo, io ritengo che ci accostiamo al gioco con un’arma in più, o no?

Ecco perché aspettare è doveroso ed intelligente.

Certe figure si devono formare, altre non si possono formare che raramente, altre ancora si formeranno una sola volta in 1000 anni di gioco continuo.

Adesso, è ovvio che queste affermazioni vanno prese “cum grano salis”, ma tenete ben conto che la permanenza è sempre prodotta da una perfetta macchina per la distribuzione di 37 numeri.

Questo può sembrare un ostacolo insormontabile, ma in realtà la sua perfezione è un vantaggio per chi sa vedere al di là della matematica e pensa un pochino…laterale. 
Se è perfetta dovrà seguire alla perfezione la legge dello scarto e quella del terzo, quindi noi sapremo in quale recinto (grandissimo, certo…) potremo chiudere la nostra ruota.

E se non esce da lì, di conseguenza sapremo sempre quando si avvicina a certi “paletti” fatti di condizioni oggettive e regole precise di attacco messi da noi…
A volte la roulette tornerà indietro, ma se mettiamo abbastanza “paletti”, state certi che saranno più le volte che ci sbatterà contro che le volte che non lo farà.

Il che significa….più colpi vincenti che perdenti.

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