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Imprescindibili fondamentali

di Mlibiett

Chiunque si avvicini al mondo della roulette deve leggere e rileggere questo articolo. Si può essere d'accordo o meno con le sue conclusioni ed osservazioni che vanno dritto al nocciolo delle questioni e ci aiutano a riflettere sui nostri metodi e comportamenti.

Imprescindibili fondamentali

Ho avuto modo di pensare parecchio prima di decidermi nello scrivere su questo sito quello che penso e quello che ho utilizzato come principi logici nel realizzare ciò che ho, ed alla fine ho ritenuto che forse era necessario un intervento che spiegasse ai giovani entrati (non me ne vogliano quelli più “navigati” ma penso che loro siano in qualche modo più ermetici nelle loro convinzioni; cosa d'altronde normale) quali sono i parametri logici, comportamentali ed economici per affrontare da professionisti, come ognuno in cuor suo desidera o desidererebbe, questo mondo.

Quello che seguirà non vuole essere il vangelo ma sicuramente ci si avvicina parecchio (odio l’ipocrisia e preferisco chi passa per presuntuoso) e ritengo che, senza i fondamentali che seguiranno, non si possa arrivare molto in la e non solo sulla roulette.
Dopo questo,ritengo, doveroso preambolo comincio con lo spiegare come si articolerà il mio intervento: parlerò si quale tipo di conoscenza è necessario avere e come utilizzarla per affrontare questo settore,quali sono i parametri basilari (praticamente fissi) sui quali costruire una strategia omogenea, qual è la permanenza numerica sufficiente per poter dire di aver testato in modo soddisfacente una metodologia, come utilizzare i sistemi in vendita (eresia delle eresie ma…) e tentare di spiegare che ognuno ha dentro la sua soluzione e che se non ce la fa è per mancanza di cognizione di causa e non perché ciò che affronta è invulnerabile.

Partiamo col primo punto:di solito la grande diatriba conosciuta e tra i sostenitori della matematica pura alla ricerca della soluzione perfetta e quelli che ritengono essere la statistica e la probabilistica le uniche in grado di spiegare e risolvere il problema.
Tutte e due certamente servono ma solo dietro e come supporto alla fisica che è l’unica branca che riesce in modo empirico a spiegare fenomeni che, se nella teoria sono comprensibili in modo “perfetto” matematicamente, nella pratica non sono assolutamente riconducibili agli stessi principi.
Per fare un esempio se nella matematica il modo più diretto per fare 2 è 1+1 nella pratica lo stesso risultato lo si ottiene mediamente in modo più complesso e tante volte non è neppure detto che sia esattamente 2 il risultato ( 1 mela + 1 mela = 2 mele certo ma quante possibilità ci sono che siano perfettamente uguali in tutti i loro parametri come i due 1 presi in considerazione dalla matematica? ).
La matematica allora a cosa serve? A dirci cosa non va fatto! Se la stessa non ci può dare la soluzione perché ci porta a risultati pratici sbagliati vorrà dire che ci sta indicando cosa non fare se non vogliamo errare e credetemi…non è poco!
La statistica ha, invece,una funzione di grande spalla in quanto permette di abbreviare i tempi della fisica dal lato della sperimentazione .
Il calcolo delle probabilità infine serve per tracciare le linee entro le quali operare e fuori dalle quali non farlo ( ci dice in pratica quando l’evento che stiamo seguendo sta entro delle regole fisicamente testabili oppure no ).

La fisica pertanto è il vero baluardo dal quale partire per poter vincere la propria sfida ed in particolare occorre rivolgersi alla Teoria del caos applicandola chiaramente in tutte le direzioni.
Ho preso la fisica come fonte di ogni ricerca di carattere empirico pertanto la stessa mi servirà soprattutto per il terzo punto riguardante la ricerca della lunghezza numerica della permanenza sulla quale testare un eventuale metodo.
Per arrivare ad un risultato tangibile partirò da dati reali e cioè: quanti colpi , in che modo e in quanto tempo gli stessi possono essere realisticamente distribuiti da un eventuale professionista nell’arco della sua vita di giocatore attivo.

Punto primo l’età ottimale entro la quale lo stesso dovrebbe avere trovato il suo metodo: verso i 35 anni non oltre ( se oltre è sufficiente ridurre percentualmente tutti i parametri anche se più si allungano i tempi più tutto si ridurrebbe a mere elucubrazioni e piaceri mentali )

Punto secondo il tempo che fisicamente è presumibile riuscire a passare, senza un’eccessiva usura da stress psico-fisico, attivamente all’interno dei vari casinò: massimo vent’anni per periodi di 4 o 5 ore al giorno per 3 o 4( giorni ) consecutivi al massimo (il professionista non gioca la sera,il venerdì,il sabato e la domenica per ovvi problemi di intasamento e tutto ciò che ne consegue e deriva) ogni settimana per un massimo di 9 o 10 mesi ( da dividersi come meglio uno crede ).
Di più è quasi impossibile pertanto,considerando che in 4 o 5 ore si possono giocare ( non vivere si badi bene ) da un minimo di 60 ad un massimo di un centinaio di colpi il totale degli stessi in un anno sarà intorno ai 15000 il che significa 300000 in tutta una vita di gioco.
Ed allora fisicamente quanto mi serve sapere se un sistema funziona su di un milione di colpi se neppure in 3 vite riuscirò mai a giocarli? Ciò che matematicamente ha un senso fisicamente crolla miseramente (ad ognuno di noi interessa sapere quante possibilità ha nella sua vita non nelle altre).

Risolto questo punto (almeno per me e non starò qui a spiegare perché o percome aggiuntivi) e ristretta la permanenza a 300000 colpi vediamo se si può fare meglio e per fare questo ci viene in soccorso il calcolo delle probabilità.
A me interessano (essendo un pigro) i colpi che posso fare in un anno che sono 15000 e che rappresentano il 5% di 300000 e per far si che, probabilisticamente il risultato sia similare all’analisi effettuata prendendo in considerazione tutti quelli di una vita non devo far altro ( non mi metterò a citare le leggi che regolano la cosa in quanto chiunque,se interessato,può trovarle all’interno dei campi presi in considerazione ) che,alla cieca, prendere, o meglio ancora farsi scegliere da un estraneo, a caso serie di 100 colpi staccate tra loro ( all’interno,ovviamente,dei 300000 ) e su quel totale testare ( se proprio si vuole essere scrupolosi lo si può rifare altre due o tre volte con la stessa procedura ) e,c’è da crederci,il risultato sarà estremamente similare al test eventualmente effettuato sulla permanenza completa .
Ergo il famoso milione o più di colpi “matematicamente” necessari fisicamente servono solo per, mi si passi il termine, masturbazioni mentali e similari.
Imprimetevi bene nella mente che mai vivrete tutti quei colpi, mai!

Passiamo ora ad esaminare i parametri basilari sia strutturali che economici che sono necessari affrontare da vincenti questo tipo di “divertimento lavorativo”.

Le cose stanno in questo modo:se si giocano tutti i colpi vissuti il rischio,se tutto va bene,di perdere anche solo tempo è estremamente elevato (questo penso che sia chiaro a tutti) pertanto si dovranno selezionare e questa selezione deve avere la seguenti due semplici caratteristiche: sempre lo stesso punto di partenza (invariabile in questo caso MATEMATICAMENTE) e sempre lo stesso punto di fine partita ( vale quanto detto per la partenza ).

Una metodologia fissa e costante che non preveda interventi istintivi o intuitivi ( in pratica deve essere in grado di applicarlo pure un bambino anche se non lo capisce ) .
Gioco a massa uguale e solo uguale.
Nessuna e per alcun motivo montante in perdita ( mai e poi mai ) ma,a seconda delle coronarie,al massimo una blanda montante in vincita ( non oltre i tre colpi ) in modo che la perdita resti all’interno del concetto applicativo della massa uguale.
Per quanto concerne il capitale scordarsi totalmente i 1000 o 2000 pezzi ( in quel caso significa che si sta applicando qualche montante in perdita ) ne devono essere ben più che sufficienti 100 per la semplice massa uguale e 300 in caso di utilizzo di montanti in vincita ( il concetto di capitale è equiparato a quello che si utilizza in qualsiasi campo lavorativo ).
Le personalizzazioni di cui ogni tanto si sente parlare non devono essere ,pertanto, altro che aggiustamenti a favore o meno della massa uguale o della montante ed il valore unitario del pezzo.
Qualsiasi altra considerazione di eventuali personalizzazioni esula dal concetto di qualcosa di fisicamente certo e testato.

Passiamo adesso alla valutazione dell’utilità dei sistemi in vendita.

Preciso subito il mio pensiero:non è umanamente possibile che chi possieda una metodologia fisicamente vincente lo vada anche solo a dire figuriamoci a venderla suvvia! Non ho però alcuna intenzione di scendere in questo tipo di approfondimento.
Perché possono servire allora? Perché statisticamente, percentualmente ( e sono buono ) nonché chiaramente matematicamente sono perdenti pertanto dicono ed indicano inequivocabilmente cosa non fare e questo non è assolutamente poco.
Chiunque è in grado di capire che se su uno spettro di 100 possibilità teoriche ne posso,grazie allo” sforzo”di altri, eliminarne 80 bè….sai che immenso guadagno di tempo e minor spreco di risorse mentali e materiali ( anche se,per fare questo,basterebbe eliminare il concetto della montante in perdita ed automaticamente perderebbero di significato quasi tutti i sistemi venduti ).
Forse qualcuno avrà fatto caso che non ho detto che sono sbagliati dal punto di vista fisico e questo non perché siano giusti, anzi, ma perché sono costruiti fisicamente su una breve determinata permanenza costruita empiricamente ad hoc per non poter fallire nel contesto ricercato pertanto….!
E’ un po’ come se per avere la vittoria certa a calcio una squadra giocasse un intero campionato regolarmente in 11 contro squadre che giocano in 7 senza portiere….qualcuno pensa che possa essere fattibile?
Infine passiamo a vedere cosa occorre oltre a tutto questo per potercela fare sul serio.
Come, obbietterà qualcuno, cosa occorre oltre alla metodologia giusta ed al capitale necessario?
Beh, spiacente di deludervi ma quello non è tutto, anzi è al massimo la metà.
Sapete quante persone di talento ci sono in circolazione che non riescono a mettere a frutto ciò che la natura ha loro concesso? La canzone “uno su mille ce la fa“ non è, probabilmente, molto distante dalla verità.
Di sicuro i più giovani cercano una soluzione certa in questo settore (e probabilmente anche in Borsa) attirati dall’idea della sfavillante vita che si può condurre e se questo può essere pure vero in certi casi occorre una forza ed un carattere estremamente superiori a qualsiasi altro campo in quanto dove è estremizzato il fattore economico è quantomeno miope pensare che non lo siano tutti gli altri aspetti di quel tipo di vita.
Non voglio dilungarmi su cose che forse non interessano molto in questo contesto ma sappia solo, chi vuole cimentarsi in questo tipo di vita, che occorre una grande forza psicofisica ed una grande rettitudine. Sì signori miei, proprio rettitudine!

E per concludere: non esiste nel nostro mondo una cosa o situazione costruita dall’essere umano per definizione perfetta esistono solo risposte non ancora trovate e cosa non conosciute, perché ricordatevi che alla prima soluzione fisicamente perfetta (inossidabile, non deperibile e chi più ne ha più ne metta) e in alcun modo attaccabile l’uomo sarebbe a livello di Dio ed allora che senso avrebbe la ruota?

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