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Chi non si ferma è perduto

di Il Direttore

La roulette non perdona e un giocatore deve sapersi fermare in tempo altrimenti...

Riceviamo numerose testimonianze di giocatori che ci raccontano le proprie esperienze, che chiedono e danno consigli su come giocare.

Giampiero ha voluto invece darci un consiglio su come non giocare, condividendo con i lettori la sua esperienza personale che lo ha portato a predere una decisione drastica: chiedere di non essere più ammesso ai casinò.

Ho sempre e solo adorato la roulette al casinò e come si sa le cose che si amano prima o poi finisco per ucciderti...
Ieri dopo l'ennesima batosta ho consegnato in direzione la lettera di auto-esclusione a vita dal casino Saint Vincent.
La roulette se avessi continuato mi avrebbe ucciso, non per il gioco che mettevo sul tavolo, ma per la disastrosa gestione dei minimi a perdere e dei massimi a vincere. Gioco dal 2008 e non sono mai riuscito a gestirli. Picchi di vincita considerevole 6-7000 ma avevo la foga, non riuscivo a smettere e puntualmente la ruota alla lunga mi puniva, mi girava sempre le spalle.

Questa drammatica testimonianza di Giampiero è un'ulteriore conferma di come non sia il metodo di gioco applicato a fare la vera differenza ma la gestione della cassa e dei propri obiettivi di vincita (stopwin) e di perdita (stoploss). In mancanza di un vero Stoploss il limite purtroppo è stabilito dal capitale a disposizione nelle proprie tasche (senza considerare chi si indebita con gli strozzini), ma il vero pericolo per il giocatore soprattutto se non dotato della freddezza necessaria per gestire le emozioni al tavolo è lo Stopwin. Quasi tutti non se lo fissano prima di iniziare o se ce l'hanno lo aumentano progressivamente durante il gioco, aumentando di pari passo il rischio di rovina.
Smettere è l'azione più difficile da effettuare al tavolo da gioco, ma è l'unica arma che abbiamo per cercare di uscire senza le ossa rotte ed impedire che un divertimento diventi un'ossessione e la causa principale della nostra rovina.
Giampiero non giocava per guadagnare soldi, ma per sfidare la roulette, convinto come tutti di riuscire a cogliere l'attimo favorevole ed uscire vincitor. L'attimo lui lo coglieva, i picchi li aveva, ma non aveva la forza mentale di smettere.
Come lui ci sono tanti giocatori convinti di sapersi gestire ma che vengono rapiti ed ipnotizzati dalla roulette e la sua pericolosa atmosfera. A differenza di molti giocatori lui ha avuto la forza di riconoscere che dopo dieci anni di gioco non è riuscito a sconfiggere il proprio demone, si nascondeva, era sempre in agguato e quando le circostanze favorevoli si presentavano usciva allo scoperto e lo puniva.

Gli sarebbe piaciuto diventare un freddo calcolatore,a vivere la roulette "da professionista", ma non ce l'ha fatta. Badata bene che non è un giocatore compulsivo, un malato di azzardo, è indifferente alle altre ghiotte occasioni di gioco, non sperpera denaro alle macchinette dei bar, non gioca il dieci e lotto o fa incetta di gratta e vinci. Ama la roulette ma quell'amore lo stava uccidendo e c'era solo un rimedio, l'autoesclusione.

All'epoca giocavo nei casinò svizzeri (Lugano e Mendrisio) e Campione di Italia (Italiano) e l'inferno si ripeteva puntualmente.
Ovviamente capitava la giornata inversa non beccavo un colpo ma continuavo a perdere senza riuscire a smettere, non gestivo il minimo e capitava di perdere anche 4k.
Riconoscendo questo grande limite mi sono auto-escluso nel 2015 da tutti i casino svizzeri e da campione di Italia.
Ma a nulla è servito visto che da Milano se ne possono raggiungere degli altri.

Come funziona l'autoesclusione?
I casinò su richiesta del giocatore o di un parente prossimo inseriscono il nominativo nell'elenco dei giocatori indesiderati a cui è negato l'accesso. Da quel momento non potrà più entrare a giocare dato che nei casinò (a differenza dei bingo o dei bar sotto casa) è necessario un documento di identità per accedervi.
Ma la sua esperienza in merito la dice lunga su come funziona il nostro bel paese di futticumpari, il giocatore d'azzardo è una risorsa per le casse, una macchina da soldi e non un essere umano con dei problemi cha ha bisogno di aiuto e di un ambiente che lo aiuti a superarli.

L'auto-esclusione in Svizzera è generale se presentata in uno vale per tutte le case da gioco presenti sul territorio elvetico, in Italia ognuna è un mondo a sè stante anche se mi chiedo e vi chiedo: essendo tutti sotto leggi dello stato non dovrebbero comunicare tra loro? Se c'è un soggetto difficile non lo fai entrare a Campione ma lo accogli a braccia aperte a Saint Vincent? Si auto-esclude da Saint Vincent e lo farai entrare a Venezia tra qualche mese?

 Già questo la dice lunga, dopotutto siamo il paese dei campanili ed è triste dirlo, ma se uno si autoesclude da Campione può essere un vantaggio per gli altri, perché probabilmente i suoi risparmi andrà a versarli nelle loro casse. Se poi ascoltiamo l'esperienza diretta di Giampiero ci rendiamo conto che siamo anni luce dall'essere un paese civile.

Esclusione a Campione.
Fatta all'ingresso, hanno cercato mi farmi desistere mentre compilavo il modulo. Mi dicevano che tanti fanno l'esclusione e poi vanno a giocare in altri casino.

Esclusione a St. Vincent.
Al primo tentativo niente, non hanno nessun modulo, devi compilartelo tu a casa scrivendo due righe e allegare un documento. Se ci pensate abbastanza subdola come cosa ti danno il tempo per sbollirti.
Al secondo tentativo non potevano far altro che accettare, dicendomi: Ci dispiace.

Ci dispiace? Non certo ci dispiace cha sei una persona che ha dei problemi e che ha bisogno di aiuto, ma più probabilmente un ci disipiace non averti più come cliente e perdere parte del nostro fatturato.

Esclusione in Svizzera.
Ovviamente altro mondo. Accolto, fatto sedere, dialogo con la psicologa, compilazione di un questionario, firma ed un grande in bocca al lupo... ed anche quache battura per tirarmi su di morale.

Ogni commento mi sembra superfluo

Ci ha anche detto di aver completato l'auto-esclusione scrivendo anche agli altri casinò italiani. Un gesto che lo mette al sicuro dai pericoli immediati ma non sufficinete per sconfiggere il demone dentro di se, ci proverà con l'aiuto di persone specializzate, ma come dice un proverbio cinese "Anche un viaggio di mille chilometri comincia con il primo passo" ed aver riconsocuto i propri limiti ed essersi auto-escluso è un gran primo passo.

Adesso sto male e giù di morale ma volevo che questo mio pensiero fosse a monito per chi come me non sa gestirsi, per farli smettere prima che sia troppo tardi.
Avete un ottimo sito se volete pubblicate pure questa mail.

Ringrazio Giampiero per la sua testimonianza, e a tutti i giocatori più o meno novizi che affrontano la roulette l'invito a fare tesoro di questa esperienza, fissatevi degli stop ragionevoli e se una volta raggiunti vi capita di voler proseguire, di non voler smettere, ricordatevi le parole di Giampiero.

Andrea Bianchi

 

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