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Al casinò con la martingala

di Ing. 43

Entrare in sala con la martingala, entrarci obbedendo ad una progressione in perdita tra le più violente che ci siano: che razza di consiglio è? Eppure, analizzando bene la questione, il suggerimento non appare poi tanto peregrino

Per poterlo fare, però, occorre suddividere in 2 la figura del giocatore tipo:

  • Giocatore in vincita che gioca per potenziarla
  • Giocatore in perdita che gioca per recuperarla

A parte la diversa condizione psicologica, questi due diversi giocatori sono unificati dagli identici valori di speranza per il raggiungimento del loro obiettivo. La differenza vera sta nella casualità che abbia determinato la loro condizione. Ciò è però da leggersi come di quanto la casualità vi abbia partecipato. Perchè, ovviamente, i vari volumi di gioco prodotti, assegnano ad ognuno speranze negative che gli sono proporzionali.

Allora si capisce bene quanto il maggior nemico che in sala ci tocchi d'affrontare, sia il volume di gioco che si produce. Ma questi volumi sono efficacemente comprimibili?

La risposta a questa domanda implica il ricorso a principi dell'ecomia finanziaria, quelli assicurativi circa il frazionamento del rischi e la conoscenza d'un buon rapporto rischio/beneficio. Applicati i quali, allora, ci viene facile fare una distinzione tra volumi cervellotici e volumi razionali.

Ritorniamo ai nostri giocatori tipo con una domanda: quale dei due è il più razionale? Non vedo possibilità d'equivoco, sostenendo che il giocatore in perdita sia il più razionale. Egli, consapevole della propria inferiorità, ottimizza i volumi di gioco ad un obiettivo determinato, aggiornandolo costantemente agli esiti sanciti dalla pallina. Val la pena di ricordare che questo tipo di giocatore appartiene quasi esclusivamente alla "sottospecie" sistemistica, la quale, dopo ogni chiusura, si prepara a contrastare la perdita nella nuova battaglia.

Ma qual'è il sistema che ottiene di utilizzare il più ergonomicamente possibile le quantità di scommessa? Non c'è dubbio alcuno: la martingala! Questa determina la misura della giocata in maniera funzionale, evitando d'alzare superfluamente il volume di gioco. La Martingala è la madre della sistemistica e in tutte le progressioni in perdita se ne può rinvenire il gene. Il padre invece un po' effeminato, magari per colpa del nome Massapari, ha presto dato segni di sterilità ed impotenza!

Non me ne vogliano i resistenti massaparisti, per i quali nutro stima e affetto. Ma non finisce qui, ne riparleremo

Diagnosticata l'infertilità della massa pari, con un retropensiero al fatto che questa risulti invece l'optimum per contenere le perdite, da veri "incontinenti", cerchiamo individuarne la causa.

Esiste una sola spiegazione: il suo difetto di casualità!

Perchè risulti comprensibile questa affermazione, occorre riandare a quanto nel Logical è stato ripetutamente scritto suldiscreto/continuo del giocatore. Negli ambiti del continuo il giocatore di roulette è soccombente, mentre se si mantiene in quellidiscreti, la sua condizione di vincitore è ammessa.

Sorge allora la domanda: come ci si trattiene più a lungo nell'ambito discreto?

La risposta è che occorra allungare il brodo del tenutario con cospicui apporti di casualità. Infatti, la guardiana della vincita del giocatore al casinò, è proprio lei: la casualità! Quando se ne va via, è perchè non occorre più la sua presenza, ha finito il servizio, non essendoci ormai più nulla da custodire.

Allora, se è così, come ci si attrezza per trattenere la casualità ?

Vi sono tre sole maniere: puntate di diversa entità, scelta degli eventi più remunerativi e interventi in gioco molto rarefatti.

La migliore sintesi, definiamola pure l'armonia di questi tre fattori, crea il sistema ideale, quello col più alto indice di fertilità!

Ecco un esempio pratico per dimostrare elementarmente la prima delle condizioni che inducono maggiore casualità nell'esito d'una partita non equa. Come precedentemente detto, si tratta di effettuare puntate (anche casualmente) diverse. Quindi non necessariamente in progressione, comunque volte a contrastare il difetto di casualità delle massa pari.

Immaginiamoci una partita della durata di 100 colpi a Rosso e Nero, giocata a massa pari contro il banco: 10 gettoni al colpo. Quindi, per un volume totale di 1.000 gettoni.

In questo caso, avremmo il tenutario molto al sicuro con i "suoi" 14 gettoni di guadagno già quasi in tasca. Per sperare di fargli vedere "i sorci verdi", basterebbe invece utilizzare il medesimo volume con inserite 9 puntate da 100 gettoni, polverizzando poi le altre 91. Con quelle 9 puntate da 100 gettoni, si può facilmente averne averne 1 - 3 - 5 - 7 e anche 9 di scarto. Qualora quest'ultimo fosse a favore, il banco avrebbe bisogno di una partita molto più lunga con quel soggetto, se volesse trasformare l'aggio "teorico" di quella transazione in soldi "pratici". Ovviamente, prima dovendo recuperare il danno infertogli dalla casualità: e se ci riesce!


il secondo dei fattori che inducono casualità, è la quota di pagamento della puntata vincente. Apparentemente sembrerebbe direttamente collegata alla difficoltà di conseguirla, come in effetti è, ma attenzione! Su questo punto, al bando le ottusità, sia chiaro che questo rapporto vale per una sola, unica, (ovviamente impossibile!) scommessa. Già dalla seconda, infatti, il rapporto tende vistosamente ad invertirsi: le probabilità dell'evento "difficile" aumentano (nel caso del pieno quasi raddoppiano) cedendo pochissimo (1/36) della sua redditività iniziale.

Affrontando una serie nutrita di eventi, la sopravvivenza in vincita è ammessa esclusivamente per il giocatore dell'evento più difficile. Cioè laddove la casualità è ancora più forte della tassa.


Il terzo ed ultimo fattore che mantiene alta la casualità che, lo ricordo ancora una volta, consente al giocatore di mantenere la partita ai livelli piu equi possibili, è la riduzione del numero delle prove. E' questo il fattore più banale e comprensibile. La nocività, infatti, si contrasta riducendola e si elimina facendola cessare. Ritenendo di non eliminarla, si sappia almeno di cosa è fatta la nocività del gioco e come operare per contenerla.

Il giocatore di metodo ha però la facoltà di scegliere il sistema più idoneo alle sue caratteristiche e possibilità. La scelta d'un sistema con una selezione impegnativa, per esempio, introduce senza alcuna difficoltà questo fattore tendente a conservare la casualità iniziale. Quest'ultima, è proprio quella insita nella prima scommessa contro il banco che, invece con le puntate che seguono, si affievolisce fino a sparire in modi diversi. Come abbiamo già visto, in maniera più o meno rapida.

Tornado alla partita immaginaria, tTrasformiamo in cifre il confronto tra queste due ipotetiche partite e vediamo se il giocatore più aggressivo riesce veramente ad "allungare il brodo" della casualità a suo favore. Esaminiamo così le grandezze delle quantità di gioco necessarie al tenutario per sanare con la tassa il danno casualmente patito. A seconda degli scarti subiti nelle 9 puntate da 100 gettoni, gli abbisogneranno altri:

scarto 1 = . 6.400 colpi

scarto 3 = 21.200 colpi

scarto 5 = 36.000 colpi

scarto 7 = 51.000 colpi

scarto 9 = 65.600 colpi

Dover costringere il banco a sperare di trattenerci cosi a lungo per rientrare è già una bella vittoria teorica.

Certamente gli scarti possono invece essere a sfavore e in questo caso, senza alterare il budget identico a quello del giocatore di massa pari, può essere introdotta nuova casualità con 6 puntate da 150 gettoni nelle seconde 1.000 giocate. Puntate ancora aumentabili nella terza come nelle successive manches.

In tutti i casi, la capacità di poter adottare potenzialità diverse alimenta la casualità ad esclusivo vantaggio del giocatore. Dare una funzione a queste differenti potenzialità è il futuro della lotta alla roulette: non vedo altra strada!

Da quanto esposto si può anche trarre il concetto della bontà della massa pari. Non intendo assolutamente la bontà di indurre perdite limitate, dato che in pratica esclusivamente di queste è composto il suo scenario. Intendo invece la bontà che rivela quando adoperata quale approccio minimale al responso della ruota. Estremizzando, rammento che il primo colpo di boule, il fatidico dopo il quale gli scenari si complicano e si fanno incomprensibili a molti, risulta a tutti gli effetti una massa pari!

Se prendiamo ad esempio la stessa partita immaginaria da 100 colpi, potremmo sicuramente ammettere la bontà di giocarne a massa pari la prima e tutte le vincenti successive. Adeguando dopo la prima in perdita, la dimensione dell'aumento dei gettoni per un certo numero di puntate secondo il disavanzo subito, la prospettiva di gioco grazie a quest'effetto matrioska, darebbe sicuramente buone sorprese. In pratica si tratterebbe di innestare nuova casualità, solo quando questa non abbia operato a sfavore. Infatti, e tutti i giocatori lo sanno, quando la casualità opera a favore ci si deve interessare solo del raccolto!


Sembrerebbe già da approntarci un suggestivo sistema alla chance semplice. In effetti, con i meccanismi di aggiunta di casualità releganti ancor di più la sua miserrima tassa, ne sortirebbe certamente il miglior sistema alla semplice di tutti i tempi.

Non è detto però che non abbia a provarci! Chissa?

Non giocavo contro un avversario, giocavo sempre e solo contro l'idea di perdere

Eric Cantona